(Adnkronos) – Uno degli obiettivi principali degli astronomi è comprendere il potenziale per la vita altrove nell'universo. Nonostante l'estesa esplorazione, le agenzie spaziali come la NASA non hanno ancora trovato prove credibili di vita extraterrestre.  Un recente articolo pubblicato nell'Astrophysical Journal propone un'ipotesi convincente sul perché le civiltà extraterrestri avanzate potrebbero essere difficili da rilevare. Secondo lo studio, se tali civiltà esistono, le loro esigenze energetiche potrebbero essere relativamente modeste. Questo significa che non avrebbero bisogno di costruire enormi strutture per la raccolta di energia stellare, che potrebbero essere rilevate dai nostri telescopi. Queste strutture, basate sulla nostra traiettoria tecnologica, potrebbero includere vaste schiere di pannelli solari o megastrutture orbitanti progettate per sfruttare la maggior parte dell'energia della loro stella madre. Ravi Kopparapu, del Goddard Space Flight Center della NASA e autore principale dell'articolo, ha spiegato: “Abbiamo scoperto che anche se la nostra popolazione attuale di circa 8 miliardi arrivasse a 30 miliardi con un alto standard di vita, e utilizzassimo solo energia solare, useremmo comunque molta meno energia di quella fornita da tutta la luce solare che illumina il nostro pianeta.” 
Questo studio ha implicazioni significative per il paradosso di Fermi, che si chiede perché, data l'età e l'immensità della nostra galassia, non abbiamo ancora incontrato alcuna civiltà aliena. Kopparapu suggerisce che le civiltà potrebbero non sentirsi spinte a espandersi attraverso la galassia se raggiungono livelli sostenibili di popolazione e uso energetico. Potrebbero espandersi all'interno del loro sistema stellare o nei sistemi stellari vicini, ma civiltà che si estendono per tutta la galassia potrebbero non esistere.
 
Vincent Kofman, coautore dell'articolo, ha aggiunto: “Le strutture su larga scala per la raccolta di energia stellare potrebbero essere obsolete considerando i progressi tecnologici. Una società capace di posizionare enormi strutture nello spazio probabilmente accederà alla fusione nucleare o ad altri metodi di generazione di energia più efficienti nello spazio.” I ricercatori hanno utilizzato modelli informatici e dati satellitari della NASA per simulare un pianeta simile alla Terra con diversi livelli di copertura di pannelli solari in silicio. Hanno scoperto che rilevare pannelli solari su un pianeta a circa 30 anni luce di distanza richiederebbe diverse centinaia di ore di osservazione con un telescopio avanzato come il proposto Habitable Worlds Observatory della NASA. Tuttavia, il fabbisogno energetico per 30 miliardi di esseri umani con un alto standard di vita richiederebbe solo circa l'8,9% di copertura con pannelli solari. Lo studio presume che gli extraterrestri costruirebbero pannelli solari in silicio per la sua abbondanza ed efficienza. Tuttavia, se fossero utilizzate altre fonti energetiche come la fusione nucleare, ciò ridurrebbe la tecnosignatura del silicio, rendendo la civiltà ancora più difficile da rilevare. Le modeste esigenze energetiche e i potenziali progressi tecnologici delle civiltà extraterrestri potrebbero spiegare perché finora non abbiamo rilevato alcuna firma tecnologica. Crediti immagine NASA/Jay Freidlander  —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)